Infiorescenze di canapa, raccolta e lavorazione: come avvengono?

Negli ultimi anni, in particolare dall’inizio del 2017, è letteralmente esplosa la moda dei prodotti a base di cannabis light. Tra questi, è possibile citare le infiorescenze. L’aggettivo “light” indica una versione della pianta depotenziata e caratterizzata da una dose ridotta di THC, principio attivo psicoattivo per eccellenza.

Nel caso della cannabis depotenziata, lo troviamo in una percentuale compresa tra lo 0,2 e lo 0,6%. Le infiorescenze sono fra i prodotti più apprezzati quando si parla di cannabis a basso contenuto di THC. Ne esistono con diversi profili aromatici – una delle alternative più raffinate è la Cannabis Light Gorilla Glue di Cbweed, e-commerce tra i più celebri del comparto – e, in tutti i casi, alla base c’è un lavoro quasi artigianale riguardante la raccolta.

Si tratta di un processo in cui nulla deve essere lasciato al caso. Il rischio, così facendo, è infatti quello di compromettere la potenza dell’infiorescenza stessa. Nelle prossime righe, vediamo passo passo come viene gestita la suddetta raccolta e quali sono i dettagli della lavorazione.

Il momento giusto

Quando è il momento giusto per raccogliere le infiorescenze di cannabis? Per rispondere a questa domanda, bisogna chiamare in causa l’osservazione dei tricomi della pianta. Cosa sono di preciso? Delle piccole sfere di resina che fanno la loro comparsa sui fiori ma anche sulle foglie della canapa, per non parlare dei rami.

Al primo sguardo, appaiono di colore bianco, proprio come la brina che compare sull’erba al mattino. Nel momento in cui ci si accorge che la loro cromia è cambiata e che hanno assunto un colore tendente all’ambrato, vuol dire che è giunto il momento di raccogliere le infiorescenze.

Per amor di precisione, sottolineiamo che, per poter davvero parlare di momento giusto per la raccolta, è necessario che almeno il 70% dei tricomi abbia raggiunto la sopra citata cromia. Un altro criterio importante riguarda il colore dei pistilli. Se la maggior parte ha raggiunto il colore rosso/marrone, si può procedere senza problemi con la raccolta.

In merito al lavaggio delle radici prima della raccolta – generalmente, si procede 7 giorni prima – la community dei breeder è divisa. C’è chi pensa che possa migliorare il sapore delle infiorescenze e chi, invece, non è convinto di questo approccio (ma non lo ritiene dannoso).

Cosa succede dopo

Dopo la raccolta, bisogna dedicarsi alla separazione dei rami dalle infiorescenze. A livello artigianale e casalingo, questa operazione viene effettuata con le forbici. Ovviamente non è possibile fare lo stesso in contesti industriali. In questo caso, infatti, si ricorre ai cosiddetti destemmers. Si tratta di macchine, conosciute anche come diraspatrici, che hanno proprio il compito di separare i fiori di canapa dai rami della pianta.

Grazie a speciali cesoie la cui forza pressoria può essere controllata – esattamente come la velocità generale della macchina – si va a lavorare sui gambi, concretizzando un notevole risparmio di tempo. Dopo lo step della diraspatura, arriva il momento di utilizzare il trimmer.

Lo strumento in questione permette di rifinire le infiorescenze. Può essere utilizzato sia a fresco, sia a secco.

Entrambe le opzioni hanno i loro pro e i loro contro. Nel primo caso, le infiorescenze di cannabis sono oggettivamente più semplici da lavorare. Nel secondo, invece, il lavoro del trimmer può risultare leggermente più ostico. Non dimentichiamo, infatti, che le foglie, essendo secche, sono accartocciate. Un altro contro del trimming a secco riguarda il fatto che, essendo le foglioline resinose oggettivamente più umide, aumenta la probabilità di avere a che fare con delle muffe.

Attenzione: esistono anche dei vantaggi. Tra questi citiamo il fatto che, lavorando direttamente sulle cime secche, queste ultime mantengono di più l’aroma. Rammentiamo altresì che, durante il trimming a secco, si bypassa il problema di quell’effetto appiccicoso presente, invece, quando si ha a che fare con quello a umido.